BiELLE RECENSIONI



Medinsud
Cantodiscanto
Forrest Hills records 2001

Stessa casa discografica della Nuova Compagnia di Canto Popolare e discorsi analoghi. Anche Medinsud (Made in Sud, ma pure Mediterraneo-Napoli-Sud) risente degli stessi pregi ma solo di alcuni difetti del "fratello maggiore". Attimi di pura poesia e qualche passaggio di cui si potrebbe fare a meno, con l'"aggravante" (è ironico) di durare dieci minuti netti in più rispetto a "La voce del grano" e di sembrare più corto. L'incipit è maestoso: "Medinsud" è una bellissima canzone dall'aria arabeggiante, dal testo pulito, ma di effetto, illuminato dal bel gioco delle voci tra Silvia Testoni, Guido Sodo e l'ospite di lusso Feisal Taher, musicista e teatrante arabo, coautore di 4 canzoni e al canto nelle stesse canzoni. Il secondo brano "Aman", già nel titolo dichiara la sua derivazione araba resa esplicita dai vocalizzi di Taher, e l'atmosfera viene mantenuta e accentuata. Vola alta anche la "Riturnella", con una partenza pacata e un finale corale in crescendo. La cura delle parti orchestrali (anche qui come la NCCP) è sovrana e la resa acustica del disco alta. La musicalità della lingua napoletana poi fa il resto, prendendo frasi che, forse, non reggerebbero la prova dell'italiano, per ingenuità, pulizia, dolcezza e anche modestia del porgere e regalando loro dei colori, dei sapori, delle spezie che l'italiano non possiede. "Dint'a lu mio ciardino/ ce 'sta 'na rosa fresca/ o meglio ciore ca sta Mparaviso" ha una forza che che "Dentro al mio giardino /c'è una rosa fresca/ il più bel fiore del Paradiso" non riesce nemmeno a emulare. L'irrompere improvviso poi di frasi in arabo completa l'opera catapultandoci all'improvviso sull'altra sponda del mare, salvo poi accorgerci che era un mare piccolo e l'altra sponda era così vicina da non essere niente più che un'altra finestra di casa nostra. Cantodiscanto questo fa. Sulla scia di una tradizione che ormai può dirsi un movimento e la cui radici prime devono essere ascritte a quel capolavoro della musica contemporanea che è Creuza de Ma di Fabrizio De Andrè e Mauro Pagani, il Mediterraneo viene vissuto come un'area di scambio, una tavolozza su cui dipingere coi colori più vari, ma dalle tonalità di fondo comuni. Magnifici percorsi di tolleranza e comprensione tra i popoli, peccato che nascano nel periodo del presidente del Consiglio che ritiene "innegabile" l'inferiorità dell'Islam. La cultura, almeno quella, va in senso contrario. "E m'a porto dint'o core sta libertà", come propone la bellissima "Luce luce". Cantodiscanto, peraltro, nasce in territorio napoletano, dalle stesse radici della NCCP che, anzi era la fonte primaria di ispirazione per il gruppo, poi con il trasferimento a Bologna di Guido Sodo, anima musicale dell'ensamble, la formazione cambia aprendosi a jazzisti dell'area bolognese e l'ispirazione jazz è lampante in "Lua-Bao" (scritta dalla vocalist Silvia Testoni e dal percussionista Paolo Caruso) e in "Taratadixie" (del sassofonista Guglielmo Pagnozzi e contrabbassista Roberto Bartoli), mentre la finale "O tempo ca viene" e la dolcissima "O pazzo cu 'o violino sono tributarie di un'altra passione del chitarrista Guido Sodo: il fado. Ultima nota di merito per "Signora Auciella": il cristallo di metà disco. "Oi canuilla, diavulilla, tutte dicono: "che bellilla". Potreste perdere la scommessa puntando sul rifacimento di un brano tradizionale dell'800 napoletano. Infatti anche questo, come tutti gli altri e' un brano originale dei Cantodiscanto. Il disco non e' nuovo: e' in giro infatti da maggio, ma non stupitevi se non l'avete mai visto ne' sentito. In fin dei conti e' normale: la buona musica bisogna andarsela a cercare. E sudarsela anche.
Leon