CANTODISCANTO
Malmediterraneo
Forrest Hill Records

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E’ bello ritrovare degli amici. Anche quando non li si conosce. Ma si pensa di potersi fidare di loro. Perché sai che non ti tradiranno, neanche dopo tempo. I Cantodiscanto sono “amici” in questo senso. Mai né visti né conosciuti, ma l’apparire di un loro disco nuovo è una gioia. Si acquista sicuri, si mette sul lettore e si parte in viaggio con loro sull’ampia area del Mediterraneo. Distese e di distese di mare e terre tutte intorno dove potere approdare e scambiare frutti, acqua, vini, sete e spezie, ma soprattutto musiche. "Malmediterraneo" è, oltre che uno splendido titolo, tutto questo.
E allora alziamo le ancore e partiamo: “la strada è lunga, ma ne vale la pena, arriveremo per il ballo” come dicevano un paio di amici nostri. E anche qua troviamo un dio o qualche paio di dei, con o senza crocifissi che ci guardano benigni dai loro occhi smeraldini di ramarro. Sentiamo la taranta, sentiamo il rai, sentiamo brividi di jazz, battiamo i piedi a tempo, battiamo i denti a ritmi, sopraffatti dalla “malattia del ragno” con questi ritmi che ci entrano dritti nella schiena e si diramano per le dita, per le braccia, per le gambe. “Punto di partenza è Napoli. Metaforicamente distesa con le zizze al vento davanti al mare, sempre pronta a dare conforto a chi lo chieda”. Per il resto sono “incontri e scontri”, tra un venditore ambulante su una spiaggia dell’Algarve, un ragazzo palestinese, un bambino napoletano. “Poesia, musica e parole tra Africa, Italia e Palestina: la storia da un punto di osservazione differente”. Perché guardando dal basso, come insegna la camera insidiosa di Gabriele Salvatores in”Io non ho paura”, giustamente candidato all’Oscar, il mondo si vede da un altro taglio, le cose appaiono diverse. E allora non dovremmo fare sempre uno sforzo, qualche passo in più per cercare di vedere le cose (anche) da un'altra angolazione? “Amore e malessere: non sapere perché ti ha lasciato, chiedere un pegno d’amore, dimenticare il passato e ricominciare”v. Il male4ssere prende i colori del Malmediterraneo, quel dolor-piacere che brucia e scalda il sangue, che ti morde e che ti attizza il cuore, sempre più man mano che la voce da soprano di Silvia Testoni si arrampica sulle scale ripide del vocalizzo, da cui , come gabbiano portato dal vento, plana di nuovo sull’onda che la riporta a riva (vedi la metafora di copertina). Ma il Mediterraneo può anche essere un mare stretto e chiuso, uno spazio angusto: e allora perché “non allargare il proprio Mediterraneo verso Cuba, sognare Capoverde e intravedere l’Africa”? Io ci sto, sono disposto a seguire Guido Sodo e soci (Roberto Bartoli al basso, Paolo Testoni percussioni, Guglielmo Pagnozzi strumenti a fiato) e compagni di viaggio nel “suonare una taranta su un tumbao, perdersi in un fado di Lisbona e ritrovarsi nel bel mezzo di una canzone napoletana”. Cantodiscanto ha fatto della contaminazione colta e sensuale a un tempo la sua cifra stilistica e il progetto dà luogo a un melting pot di sensazioni trascinante. Si parte sempre da Napoli o almeno da Napoli transita ma il cammino si svolge poi sulle strade della musica del mondo e sono strade lastricate di buone intenzioni e, grazie a dio, popolate di diavoli che, come insegna Robert Johnson, conoscono la musica dell’anima. Sono 53 minuti che volano in un attimo, tra acquarelli e macchie di colore, tra pause d’acqua e riprese di fuoco. Dico: si capisce che mi è piaciuto il disco?
(Leon Ravasi)