World Music
Da Napoli
verso il mondo
Incontri, non solo musicali, in un disco dei Cantodiscanto
Sul ritmo vulcanico della
taranta: sulla melodia suadente del raï e i fraseggi sincopati del jazz
scorre brioso Malmediterraneo, l'ultimo lavoro discografico dei Cantodiscanto
(cd Forrest Hill Records, 16,99 euro). Formatosi a Bologna nel 1991 il gruppo
nasce da un nucleo napoletano capitanato da Guido Sodo che coinvolge il polistrumentista
e cantante Carlo Loiodice, il percussionista Roberto Zeno (impegnato poi con
i Modena City Ramblers e sostituito da Paolo Caruso); a loro si sono aggiunti
la cantante Silvia Testoni, i contrabbassisti Felice Del Gaudio e Roberto Bartoli
e il clarinettista Guglielmo Pagnozzi.
Napoli, anche musicalmente, resta il punto di partenza della band che inserisce
la propria ricerca sulla scia di quella brillantemente intrapresa dalla Nuova
Compagnia di Canto Popolare di Roberto De Simone, Eugenio Bennato, Carlo d'Angiò
e Fausta Vetere ormai trent'anni fa. La tradizione popolare, quindi, come base
di contaminazioni culturali e strumentali di Paesi che nei secoli hanno stratificato
e sovrapposto la loro storia di comunità mediterranee. La città
del golfo, del Vesuvio e delle isole turisticamente rinomate viene, però,
tratteggiata anche come un atavico luogo di piacere (I'te cunzolo), imbellettata
com'è sempre stata per accogliere gli stranieri di turno, provenienti
ora dalle coste saracene, ora sbarcate da portaerei americane.
Gli altri brani raccontano di scontri e di incontri, tra un venditore ambulante
su una spiaggia dell'Algarve, un bambino napoletano e un ragazzo palestinese...
Ritorna una Napoli confortevole come quella che qualche tempo fa ha ospitato,
grazie all'intervento dell'assessore della Provincia Guglielmo Allodi, il piccolo
palestinese Ahmad consentendogli un trapianto cardìaco per continuare
a vivere.
Echi e suonì riecheggiano da Gaza al Gargano, dal Maghreb all'Andalusia,
si fondono con arpeggi latinoamericani (Bandiera), percussioni caraibiche
e si succedono creando una continua alternanza di punti di osservazione e dando
colore a un male. £ il mal mediterraneo della canzone che dà il
titolo all'album, percepito in tutta la sua irruenza eppure così difficile
da definire soltanto con le parole: un male che brucia come non so che,
scalda il sangue, morde come una taranta e fa sobbalzare il cuore prima
di placarsi lento sulla riva. L'approdo è su una spiaggia del Sud, in
quel Sud del mondo perennemente dilaniato e sofferente, dove la vita però
- alla ricerca di una dignità - va comunque avanti.
Goffredo De Pascale