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TUTTO IL MONDO E' PAESE - Cantodiscanto, Autoproduzione, 2009
In un vecchio film, l'indimenticabile Totò se ne esce con una battuta sarcastica come nel suo stile: "Tutto il mondo è paese ma qui è troppo paese!", riferendosi ovviamente all'Italia del dopoguerra. Non sappiamo se i CantoDiscanto avessero o meno l'intenzione di fare riferimento a questa libera interpretazione di un famoso detto popolare, ma crediamo francamente di no. Si dice infatti che "Tutto il mondo è paese" per indicare come certe cose accadano indipendentemente dalla latitudine o longitudine cui si faccia riferimento, e quanto siano connaturate all' individuo che ne è, consapevolmente o inconsapevolmente, attore. La libera interpretazione decurtisiana vuole, in certa misura, snaturare il senso del proverbio aggiungendo un valore di critica politico-sociale, peraltro valido - a ben vedere- anche ai nostri giorni, giocando sul doppio significato della parola "paese", che vuol dire al contempo "centro abitato di piccole dimensioni situato perlopiù in zona rurale", "ampia porzione di territorio caratterizzata da omogeneità di vario tipo" o "piccola comunità socialmente conservatrice in cui l'avanzamento del progresso sociale e culturale incontra straordinarie resistenze".
Al di là di queste sottigliezze lessical-cinematografiche che lasciano il tempo che trovano, è certo che l'intenzione dei CantoDiscanto fosse semplicemente quella di contaminare musicalmente temi di canzoni o brani strumentali provenienti da varie sponde del Mediterraneo - e oltre- con altri di opposta e inconsueta provenienza. Sono loro stessi a confermarcelo nelle poche righe introduttive del libretto, quando ci informano che certe danze irlandesi presentano punti di contatto con saltarelli e tarantelle del centro-sud italiano, che la chitarra portoghese ha sonorità non distanti dalla chitarra battente o dal mandolino, che i canti dei pescatori cantano drammi in ogni angolo del mondo, che anche una "African Jig" è un obiettivo perseguibile, nonostante tutto..
CantoDiscanto è una formazione solida, musicalmente molto preparata, che nei decenni di attività non ha certo avuto la fortuna e la popolarità che avrebbe meritato. Aver avuto il coraggio di concepire e realizzare un disco inconsueto come "Tutto il mondo è paese" ne è riprova.
Come lo è la capacità di approcciarsi a diverse sensibilità timbriche e culturali con rispetto e creatività, senza mai fermarsi in superficie, ma scavando sempre alla ricerca della "nux" latina, il nocciolo dove risiede il senso vero delle cose. Ritornando a Totò e al suo "Tutto il mondo è paese ma qui è troppo paese!", risiede forse proprio in questo la ragione per la quale il gruppo bolognese non gode della fama dovuta: l'Italia, troppo spesso, è un "paesone", una "piccola comunità socialmente conservatrice in cui l'avanzamento del progresso sociale e culturale incontra straordinarie resistenze". Con buona pace del principe De Curtis, dei CantoDiscanto e della buona musica sempre più negletta.